“Vivi Libero o Muori” è una frase che ha fotografato una mia carissima amica su un muro vicino a casa sua e poi me l’ha mandata mentre ero in Africa, l’ho vista e l’ho subito fatta la mia immagine di copertina di Facebook. Perché? Perché mi piace ovviamente, e mi si addice completamente. E perché credo che in effetti l’unica cosa importante e diritto fondamentale dell’uomo sia la libertà, libertà di scelta, di pensiero, di movimento e di azione. Libertà di amare, di sbagliare, di tentare, di cambiare, di ridere e di piangere, pure di essere incazzati, se necessario. Spesso la diamo per scontata e non ci badiamo più di tanto, ma quando ci viene tolta, lì sì che la apprezziamo. Quindi penserete “va beh ok ma a me non manca la libertà, anzi!” e invece è proprio qui che vi sbagliate, la libertà ce l’avete di default in questa società, ma tralasciando i parallelismi con altre civiltà in cui la libertà non è affatto scontata, voi pensate di vivere liberi? Provate a pensarci un po’ su e datevi una risposta, non importa quale essa sia, è vostra e perciò rispettabilissima e va benissimo, per voi. Io ho scelto di vivere libero, la libertà per me è una scelta, con tutto ciò che un atto liberatorio può comportare, positivo o negativo che sia, non importa. È mio. Ed è un atto creativo, fatto di fantasia e azione, di pratica e sogni, perché di questo parliamo, di creare delle opportunità dove non sappiamo, dove non abbiamo mai rivolto lo sguardo e non ci saremmo mai immaginati di andare in quella direzione o quell’altra. Fatto sta che in questo atto di cambiamento, e il cambiamento sta alla base dell’evoluzione (sì lo so, lo so sono un rompiballe/biologo/secchione), c’è un processo di scrollamento e di rivoluzione interiore che permette a questa stessa di diventare esteriore.
Mi spiego meglio: se io cambio il mio modo di pensare e di approcciarmi al mondo, cambiano ovviamente le mie prospettive su di esso e perciò riesco a vedere delle opportunità dove prima non vedevo niente. È come mettersi gli occhiali se sei miope, improvvisamente ci vedi! Che meraviglia! Provate ad applicare tutto ciò al vostro sistema di vita, improvvisamente vivete! Non è incredibile? È la vostra lente sul mondo che è in continua evoluzione e voi con esso, sempre dinamici e in movimento anche se state fermi o decidete di stare fermi. È quello che volete fare, è la libertà che ci voleva, quello per cui volete lottare.
Conosco persone molto libere e altre meno, ma la dimensione libera è sempre mentale, mai coercitiva e anche se queste stesse persone non sono formalmente libere di fare determinate cose, coltivano la loro libertà ogni giorno.E' importantissimo coltivare questa opportunità di essere liberi, se non lo si fa, lentamente muore o comunque soffre e noi soffriamo con lei, senza accorgercene magari, ma alla fine qualcosa si spegne.
C'è un meccanismo di insoddisfazione o ribellione dentro di noi che ci fa sentire male e quando proviamo queste sensazioni probabilmente non stiamo facendo quello che veramente vogliamo fare, magari per anni tacciamo il nostro senso interno e diamo ad esso dei "giocattolini" che permettono temporaneamente di tenerlo tranquillo, contenendolo. Finché funziona, tutto bene, poi mancano gli stimoli e la curiosità e lentamente questo riprende vigore e si fa sentire. Questi "giocattolini", come li chiamo io possono essere di qualsiasi tipo, materiali (oggetti o progetti) oppure presupposti doveri morali od etici che ci vengono imposti o imponiamo a noi stessi. Le aspettative che il nostro ego proietta su di noi a volte possono essere il limite più grande che costruiamo intorno alla nostra vita, nel tentativo di dimostrare qualcosa a noi stessi, prima che a qualcun altro.
Una pista nel deserto - A gravel road in the desert - Kulala Wilderness Property - Namib Desert Namibia - ©Andrea Pompele All Rights Reserved |
C'è un meccanismo di insoddisfazione o ribellione dentro di noi che ci fa sentire male e quando proviamo queste sensazioni probabilmente non stiamo facendo quello che veramente vogliamo fare, magari per anni tacciamo il nostro senso interno e diamo ad esso dei "giocattolini" che permettono temporaneamente di tenerlo tranquillo, contenendolo. Finché funziona, tutto bene, poi mancano gli stimoli e la curiosità e lentamente questo riprende vigore e si fa sentire. Questi "giocattolini", come li chiamo io possono essere di qualsiasi tipo, materiali (oggetti o progetti) oppure presupposti doveri morali od etici che ci vengono imposti o imponiamo a noi stessi. Le aspettative che il nostro ego proietta su di noi a volte possono essere il limite più grande che costruiamo intorno alla nostra vita, nel tentativo di dimostrare qualcosa a noi stessi, prima che a qualcun altro.
A questo proposito vi consiglio di guardare questo video, potrebbe essere molto interessante per voi, come l'ho trovato io
E se volete delle informazioni in più su questo ragazzo, che seguo da un po' e consiglio anche a voi di seguire. Qui c'è il link del suo sito (lo trovate anche nel blogroll a destra ndr)
http://www.wanderingwil.com/
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